Un “caso studio” ferrarese per gli studenti del Tennessee

La coop Piccolo Principe mostra i suoi punti di forza ad un gruppo dell'Università di Nashville

Un gruppo di studenti dell’Università di Nashville, Tennessee (Usa), attraverso l’organizzazione americana no profit e non governativa Ciee (Council on International Educational Exchange), si è recato in visita presso il Cnpia della cooperativa Piccolo Principe, una coop ferrarese in costante crescita nel territorio per i suoi servizi all’avanguardia di diagnostica e riabilitazione di tutti i disturbi dell’età evolutiva.

Il presidente Michele D’Ascanio e il vicepresidente Simone Minichiello, assieme alla responsabile per la formazione e l’aggiornamento del personale Melissa Filippini, hanno illustrato le modalità di lavoro e di erogazione del servizio all’interno di una realtà privata, come la cooperativa sociale Piccolo Principe, che mira alla costruzione del “progetto  individuale”: punto fondamentale del servizio che mette al primo piano la famiglia e l’unicità del bambino, e allo stesso tempo risponde alle regole generali dettate dalle delibere della giunta regionale dell’Emilia Romagna per la disciplina “Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza”.

Il Piccolo Principe è nata nel 2014 e fa parte del sistema Confcooperative Ferrara. Si distingue per servizi accurati ed attenti sia verso le legge vigenti, sia verso il fruitori di questo servizio, e gestisce il Poliambulatorio “Centro Ferrarese di Neuropsichiatria, Neuropsicologia e di Riabilitazione”, centro specialistico di prevenzione, diagnosi, trattamento e riabilitazione a favore di bambini, adolescenti e delle loro famiglie.

Alta partecipazione e interesse da parte degli studenti in visita il 31 maggio. Sono stati affrontati pregi e difetti di un servizio privato e le modalità di lavoro nella rete dei servizi. Il sistema scuola e famiglia come obiettivo per la realizzazione del progetto individuale è stato il focus di maggiore interesse per gli ospiti americani, che sicuramente hanno notato ed apprezzato le differenze tra i sistemi sanitari italiano e americano, in particolare in merito all’organizzazione della ricerca e pratica clinica.

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