Magic After School

Piccolo Principe Educa organizza il servizio educativo per bambini e ragazzi con difficoltà di apprendimento.
Per info e iscrizioni contattare la Dr.ssa Manuela Felletti al numero 347 8671023

il TERAPISTA della NEURO e PSICOMOTRICITA’

Che lavoro è quello del Terapista della Neuro e Psicomotricità?

Tante volte ci siamo sentite fare questa domanda e spesso abbiamo risposto velocemente “Lavoro con i bambini… mi occupo di riabilitazione”, ma dopo subentra una sorta di confusione.. “Non faccio massaggi… Non si tratta di fisioterapia per bambini, non sono neanche una psicologa. IO GIOCO! Ah.. no.. non sono un’animatrice, e neanche un’educatrice”

Magari ne parliamo un attimo..”

Chi è il TNPEE?

Il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva è un operatore sanitario dell’area della riabilitazione iscritto all’Albo delle Professioni Sanitarie (TSRM-PSTRP), che si occupa di prevenzione, valutazione funzionale e riabilitazione in bambini che presentano disturbi nello sviluppo. 

Per dirlo con termini inglesi è il DEVELOPMENTAL DISORDERS THERAPIST, infatti si tratta dell’unica professione sanitaria della riabilitazione che nel percorso di studi, ovvero una laurea triennale, si focalizza interamente sulla fascia 0-18.  

L’obiettivo primario mira alla promozione di uno sviluppo equilibrato e armonioso del bambino nella sua globalità (profilo professionale D.M. 56/97). 

Il TNPEE svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie pubbliche, convenzionate o private, in regime di dipendenza o libero-professionale e collabora con le équipe multidisciplinari formate da altri operatori sanitari della riabilitazione.

Scopo della terapia neuropsicomotoria è favorire lo sviluppo armonico, il recupero ed il potenziamento di tutte le funzioni del bambino nell’area percettiva, motorio-prassica, affettiva e comunicativo-espressiva.

La Neuropsicomotricità

La terapia neuropsicomotoria si avvale di strumenti come il gioco veicolo principale della neuropsicomotricità; l‘osservazione del comportamento spontaneo del bambino magari integrata ad una valutazione effettuata mediante apposite scale testistiche, il corpo principale strumento di interazione nella fascia dell’infanzia con cui il bambino sperimenta sé stesso e l’ambiente; la relazione con il terapista e il caregiver, fine e mezzo stesso dell’intervento ed isetting che va adeguatamente strutturato in cui impostare la terapia e quindi la relazione con l’altro. 

A chi si rivolge?

L’intervento neuropsicomotorio è indirizzato alle capacità che stanno emergendo nel bambino e che si trasformano nel corso dello sviluppo, che magari è rallentato dalla presenza di disturbi di tipo neuro e psicomotorio, comunicativo-affettivo e neuropsicologico o all’interno di quadri clinici più complessi.

La terapia neuropsicomotoria è indicata: nei disturbi dello spettro autistico e della regolazione emotivo-comportamentale, nelle disabilità intellettive, nei disturbi della coordinazione motoria (impaccio, maldestrezze, disprassia), nei disturbi di sviluppo (ritardo psicomotorio, iperattività, disturbo d’attenzione,…), nei disturbi d’apprendimento (disgrafia) e disturbi collaterali legati altri altri DSA, nelle sindromi genetiche, nelle patologie neuromotorie e neuropsichiatriche acute e croniche, nei ritardi e/o disturbi della comunicazione verbale e non verbale e nei deficit sensoriali.

Quando e come…

L’intervento neuropsicomotorio esprime la sua massima efficacia nell’età precoce 0-3 anni e nell’età pediatrica 4 – 8 anni, momento in cui funzioni quali attenzione, memoria e linguaggio sono ancora in via di sviluppo. 

In relazione alle esigenze e ai bisogni del bambino, in accordo con l’équipe multidisciplinare, si possono prevedere incontri di terapia neuropsicomotoria strutturati in Incontri individuali o in piccoli gruppi, oppure laboratori volti a favorire e sostenere lo sviluppo motorio, sensoriale, relazionale e cognitivo del bambino, potenziare i prerequisiti alla base degli apprendimenti scolastici (5 – 6 anni). 

Il TNPEE in Emilia-Romagna dov’è?

Ad oggi il corso di laurea è in 9 città italiane, nessuna delle quali è in Emilia-Romagna, questo rallenta la diffusione, la crescita e la consapevolezza riguardo l’importanza della professione nella nostra regione. Sappiamo che gli iscritti all’albo presenti in regione sono soltanto 32, ovviamente quello che ci auspichiamo, vista la sua unicità è una maggiore presenza della figura del TNPEE sia nel settore pubblico che privato.

 

Sara M. Campo, Ilaria Ridente – TNPEE SCS Piccolo Principe Ferrara

Il Piccolo Principe viene accreditato dalla regione Emilia-Romagna

Con la pubblicazione in data odierna della determina n.227/2019 sul BUR della regione Emilia-Romagna viene ufficializzato l’accreditamento provvisorio da parte del Direttore Generale nei confronti delle attività di psicologia, di psicomotricità, di logopedia e di tipo educativo.

Dopo un’analisi del fabbisogno regionale e locale, si è evidenziata l’importanza di accreditare alcuni servizi della nostra struttura, questo inorgoglisce molto il direttivo nella persona del Presidente Michele D’Ascanio e del Vicepresidente Simone Minichiello, oltre che di tutti soci e collaboratori.

Il ritardo del linguaggio

Cos’è il Ritardo di Linguaggio?

Un “rallentamento” dello sviluppo linguistico del nostro bambino, che quindi prevede un linguaggio che attraversa le stesse fasi dei bambini con sviluppo tipico ma con tempi diversi. Nella letteratura, si definiscono parlatori tardivi i bambini di età compresa tra i 24 e i 36 mesi con un ritardo nel vocabolario espressivo, in assenza di deficit neurologici, sensoriali, cognitivi e di deprivazione ambientale.
A quest’età, infatti, la maggior parte dei bambini utilizza il linguaggio come strumento
privilegiato per comunicare e costruire conoscenze sul mondo. Ciò nonostante, esiste una grandissima variabilità linguistica tra i bambini.


Evoluzione?

Il ritardo di linguaggio è una condizione abbastanza frequente, che caratterizza il 10-19% dei bambini di 24 mesi. Spesso rappresenta una fase transitoria: il 50% dei parlatori tardivi infatti dimostra a 36 mesi di aver risolto il ritardo di linguaggio, recuperando il gap con i coetanei e normalizzando le competenze linguistiche. Solo nel 3% dei casi il problema permane, evolvendo in un vero e proprio Disturbo Specifico di Linguaggio. In alcuni di loro persisterà oltre i 6 anni traducendosi, con l’ingresso a scuola, in un Disturbo dell’Apprendimento della letto-scrittura.

Fattori di rischio per un’evoluzione negativa del ritardo di linguaggio?

Tra i fattori di rischio segnalati in letteratura si possono trovare:
• familiarità per problemi del linguaggio e dell’apprendimento
• sesso (netta prevalenza nei maschi)
• otiti ricorrenti nei primi anni di vita
• nascita pre-termine e basso peso alla nascita
• ritardo motorio

Quando allarmarsi?

Di seguito si riportano le principali tappe di sviluppo della comunicazione e del linguaggio dai 6 ai 24 mesi. Si elencano quelli che potremmo definire “campanelli d’allarme” quindi alcune abilità la cui assenza potrebbe costituire un indice di rallentamento nell’acquisizione di queste competenze.

Dai 6 mesi il bambino:

  • Produce consonanti come P/B/M
  • Utilizza vocalizzi per esprimere dispiacere, rabbia ed eccitazione
  • Imita alcuni movimenti ed espressioni facciali (es. sorridere e accigliarsi)

Quando allarmarsi:

  • Non si volta verso un suono o la voce
  • Non sorride spontaneamente

 

Dai 9 mesi il bambino:

  • Risponde ai suoni emettendo suoni o movimenti

Quando allarmarsi:

  • Non produce nessuna consonante  
  • Non ricambia vocalizzi o espressioni facciali

 

Dai 12 mesi il bambino:

  • Indica oggetti nelle vicinanze e mostra di condividere l’interesse
  • Pronuncia le prime parole (es. mamma, papà, acqua,…)

Quando allarmarsi:

  • Non risponde al proprio nome
  • Non imita i suoni
  • Non condivide l’attenzione (“Guarda, c’è…”)

 

Dai 18 mesi il bambino:

  • Usa abilità comunicativo complesse integrando gesti, vocalizzi e contatto oculare (es. guarda il genitore mentre prende la sua mano per portarlo verso un gioco desiderato)
  • Da avvio all’attenzione congiunta (es. Indica per mostrare agli altri una cosa interessante)

Quando allarmarsi:

  • Non guarda verso un oggetto che viene denominato
  • Non riesce ad usare nessuna parola
  • Mancanza di combinazione di parole e gesti

 

Dai 24 mesi il bambino:

  • Presta attenzione ad un libro
  • Inizia a combinare le prime parole (es. io palla, bimba bella)
  • Esplosione del vocabolario

Quando allarmarsi:

  • Molto meno del 50% di quello che dice è comprensibile
  • Assenza di combinatorie a 30 mesi

 

In presenza di questi campanelli d’allarme è bene tenere monitorato lo sviluppo comunicativo e linguistico del bambino.

In particolare, se il bimbo a 24 mesi non è in linea con i suoi coetanei, è consigliabile consultare uno specialista per avere informazioni sulle strategie di stimolazione del linguaggio da usare in ambiente domestico, svolgere eventuali approfondimenti con indagini specifiche o, se necessario, iniziare un trattamento riabilitativo.

 

Lucrezia Gaiba e Jessica Grigoli,

logopediste SCS Piccolo Principe Ferrara

I dati riportati nell’articolo sono stati tratti da:

  • Primo vocabolario del bambino, Caselli et al, 2015
  • Classificazione Diagnostica della Salute Mentale e dei Disturbi di Sviluppo nell’Infanzia, ed. italiana a cura di Maestro e Muratori, 2018

Gli studenti americani tornano al Piccolo Principe

Come lo scorso anno un gruppo di studenti dell’Università di Nashville, Tennessee (Usa), attraverso l’organizzazione americana no profit e non governativa Ciee (Council on International Educational Exchange), si è recato in visita presso il Cnpia della cooperativa Piccolo Principe, la coop ferrarese in costante crescita nel territorio per i suoi servizi dedicati all’età evolutiva.

Il vicepresidente Simone Minichiello assieme alla responsabile per la formazione e l’aggiornamento del personale Melissa Filippini, hanno illustrato le modalità di lavoro e di erogazione del servizio all’interno di una realtà privata come la cooperativa Piccolo Principe, che si sta riorganizzando per rispettare le regole di funzionamento generali dettate dalle delibere della giunta regionale dell’Emilia Romagna per la disciplina “Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza”.

Ci sono state numerose domande da parte degli studenti che hanno dimostrato grande interesse e partecipazione durante le due ore trascorse all’interno del centro di neuropsichiatria. Sono state affrontate le modalità di lavoro dall’assessment diagnostico all’elaborazione del progetto di terapia fino alla costruzione della rete con i servizi territoriali.

Ringraziamo tutti gli operatori del centro, gli studenti e l’organizzazione per aver permesso di replicare questa bellissima esperienza!

5° Compleanno del Piccolo Principe

Abbiamo festeggiato oggi i 5 anni anni di presenza sul territorio ferrarese, consapevoli di essere un punto di riferimento per tante famiglie. Molti i progetti in atto ma soprattutto molte le proposte future e l’entusiasmo di soci e collaboratori. Presenti con noi Ruggero Villani direttore di Confcooperative Ferrara e l’assessore alla Pubblica Istruzione Cristina Corazzari.

Ringraziamo tutti coloro che ci hanno raggiunto oggi alla Biblioteca Bassani e chi non è riuscito ma ci è stato comunque vicino.

Quinto compleanno Piccolo Principe

Nella giornata di Sabato 13 Aprile 2019 presso la biblioteca Bassani, Via G. Grosoli, 42, si terrà il 5° anniversario della Cooperativa Piccolo Principe. Un’occasione per raccontare il nostro percorso dalle sue origini ad oggi, com’é cambiata e quali sonoi suoi progetti futuri.

Orario previsto: 10.00 – 13.00

Lo psicologo a fianco dei docenti nelle scuole. Ecco i risultati

di Simone Pesci

Quando si uniscono le forze e si lavora con tanta dedizione può capitare che un progetto diventi “senza falsa modestia un fiore all’occhiello a livello regionale”. Quello a cui fa riferimentoMassimo Maisto è ‘Punto di vista: l’operatore a scuola’, un progetto – dal costo di 115mila euro – che ha unito le energie di Servizio Giovani, Promeco, Osservatorio Adolescenti, Azienda Ausl nei tre distretti socio-sanitari e la cooperativa Piccolo Principe.

In sostanza è stata garantita la presenza settimanale di un operatore – psicologo o educatore – che affianca i docenti nei percorsi educativi delle classi; interviene in situazioni problematiche specifiche; offre attività strutturate di consulenza a studenti, insegnanti, genitori facendo da tramite, qualora fosse necessario con i servizi territoriali specialistici.

Il piano è stato attuato nell’anno scolastico 2017-2018 e, per quanto riguarda esclusivamente il distretto Centro-Nord, ha interessato circa 9000 studenti delle scuole di primo e secondo grado con una copertura pari al 77%. Circa 2000, invece, sono le ore che gli operatori di Promeco hanno passato all’interno degli istituti per parlare con i ragazzi, al fine di capirne le esigenze, sostenerli nei momenti di potenziale difficoltà e per accompagnarli fuori dai piccoli o grandi problemi adolescenziali.

Il lavoro ha previsto delle consulenze sia di gruppo che individuali, anche nei confronti delle famiglie e degli insegnanti, perchè come spiega Sabina Tassinari (Promeco) è emerso che bisogna lavorare molto anche “sulle relazioni fra gli adolescenti e gli adulti di riferimento”.

Gli adolescenti sono sotto la lente d’ingrandimento, a maggior ragione nel distretto Centro-Nord, dove la fascia di popolazione compresa fra i 13 e i 19 anni è appena il 4.8%, rispetto al 5.1% del Sud-Est e al 5.7% dell’Ovest. “I giovani sono un bene preziosissimo della società moderna, nel nostro distretto ancora di più perchè l’indice di vecchiaia è altissimo non tanto per il numero di anziani, ma per la mancanza di giovani” puntualizza Renato Cardelli, direttore del distretto Centro-Nord dell’Ausl. Come azienda sanitaria, scopo principale è, quindi, anche quello di cercare di stoppare sul nascere potenziali stili di vita negativi e promuovere quelli corretti: “Questo importante programma rientra nel più ampio piano regionale della prevenzione” rivela Sandro Guerra, direttore del Dipartimento cure primarie dell’Ausl

Punto di Vista offre sia una consulenza di gruppo che individuale. Nel primo caso – in collaborazione con insegnanti e allievi ‘anziani’ nel ruolo di tutor – particolare attenzione viene riservata alle classi prime per prevenire situazioni di disagio relazionale, esclusione e prevaricazione. Interventi mirati sono dedicati a temi quali affettività, alimentazione, comportamenti a rischio. Altrettanto importante il lavoro dedicato alla formazione dei docenti e dei genitori per attivare spazi di confronto che facilitino la gestione di eventuali conflitti indotti dalla socializzazione individuando spazi entro i quali confrontare i rispettivi stili educativi. A sua volta la consulenza individuale offerta da Punto di Vista è rivolta a insegnanti (135), genitori (105) e allievi (241) che, specialmente nel ciclo delle secondarie di II grado, dimostrano maggiore necessità di interlocuzione con l’operatore.

Per gli adolescenti risulta evidente l’importanza riservata ai rapporti interpersonali: un ragazzo su tre (32.9%) chiede aiuto su questo tema mentre minori ma comunque rilevanti le richieste d’aiuto dedicate al rendimento scolastico (19.5%) e al rapporto con i genitori (15.4%). Da non sottovalutare, specialmente se vista nell’ottica dell’abbandono scolastico, la percentuale di quanti (12.7%) si pongono il problema della demotivazione allo studio.

Se i ragazzi hanno come priorità la relazione interpersonale risultano evidenti quanto sia difficile per i genitori trovare un linguaggio comune con i figli (41.3%) e con la scuola in special modo per quanto riguarda il rendimento scolastico e il comportamento.

Un problema, quello del confronto, a cui non sfuggono gli insegnanti. Il 73.4% di loro si trova in difficoltà nell’affrontare comportamenti a rischio, demotivazione allo studio, disagio psichico e di apprendimento degli studenti. Percentualmente minori ma significativi i dissidi interni alla scuola e sulla didattica mentre almeno un quinto del corpo docente segnala difficoltà nei rapporti con le famiglie.

“Con le nostre azioni il tentativo è fare in modo che i ragazzi abbiano attorno a loro adulti che siano in grado di sostenerli, in maniera tale che abbiano anche un concetto di salute diverso” si accoda Alberto Urro, referente Promeco Ausl. “L’unione credo sia stata la scelta vincente di questo progetto” ci tiene invece a precisare la dirigente di Servizio Lara Sitti.

Parte integrante di ‘Punto di vista: l’operatore a scuola’ è stata la cooperativa Piccolo Principe, come dicono gli operatori Michele D’Ascanio e Tanja Bettoli: “Il progetto e la relazione con Promeco rispecchiano le nostre mission. La sfida è raccogliere il confronto per definire da che parte muoversi e aiutare gli operatori a tradurre questo per le pratiche quotidiane”.

Un “caso studio” ferrarese per gli studenti del Tennessee

Un gruppo di studenti dell’Università di Nashville, Tennessee (Usa), attraverso l’organizzazione americana no profit e non governativa Ciee (Council on International Educational Exchange), si è recato in visita presso il Cnpia della cooperativa Piccolo Principe, una coop ferrarese in costante crescita nel territorio per i suoi servizi all’avanguardia di diagnostica e riabilitazione di tutti i disturbi dell’età evolutiva.

Il presidente Michele D’Ascanio e il vicepresidente Simone Minichiello, assieme alla responsabile per la formazione e l’aggiornamento del personale Melissa Filippini, hanno illustrato le modalità di lavoro e di erogazione del servizio all’interno di una realtà privata, come la cooperativa sociale Piccolo Principe, che mira alla costruzione del “progetto  individuale”: punto fondamentale del servizio che mette al primo piano la famiglia e l’unicità del bambino, e allo stesso tempo risponde alle regole generali dettate dalle delibere della giunta regionale dell’Emilia Romagna per la disciplina “Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza”.

Il Piccolo Principe è nata nel 2014 e fa parte del sistema Confcooperative Ferrara. Si distingue per servizi accurati ed attenti sia verso le legge vigenti, sia verso il fruitori di questo servizio, e gestisce il Poliambulatorio “Centro Ferrarese di Neuropsichiatria, Neuropsicologia e di Riabilitazione”, centro specialistico di prevenzione, diagnosi, trattamento e riabilitazione a favore di bambini, adolescenti e delle loro famiglie.

Alta partecipazione e interesse da parte degli studenti in visita il 31 maggio. Sono stati affrontati pregi e difetti di un servizio privato e le modalità di lavoro nella rete dei servizi. Il sistema scuola e famiglia come obiettivo per la realizzazione del progetto individuale è stato il focus di maggiore interesse per gli ospiti americani, che sicuramente hanno notato ed apprezzato le differenze tra i sistemi sanitari italiano e americano, in particolare in merito all’organizzazione della ricerca e pratica clinica.

Il Piccolo Principe si candida come struttura sanitaria

Il centro di neuropsichiatria per l’infanzia e per l’adolescenza (Cnpia) della cooperativa sociale “Piccolo Principe” è in procinto di presentare alla Regione Emilia Romagna la domanda per essere accreditato come struttura sanitaria, poliambulatorio specialistico territoriale, in grado di potersi convenzionare con il Ssn per la qualità e la trasparenza delle prestazioni fornite.

E’ la prima struttura sanitaria territoriale del privato sociale che si candida nella Regione per questa disciplina.

Tra i molti requisiti che la Regione richiede viene data importanza alla qualità delle procedure cliniche e all’attenzione per il loro miglioramento con la formazione continua; alla soddisfazione dei pazienti utenti e di chi collabora nella presa in carico, come la scuola e i centri ludici e sportivi che i bambini frequentano; alla trasparenza per quanto riguarda i tempi, le modalità e i costi dei percorsi di cura. In poche parole l’attenzione per tutto ciò che trasforma la qualità dei processi di cura in qualità percepita da chi usufruisce del servizio.

La sede del Cnpia è in via Bologna 306; il centro è attivo da alcuni anni e i pazienti affluiscono da tutta la provincia di Ferrara e dalle province limitrofe, in modo consistente da Rovigo e da Bologna.

Il lavoro tecnico organizzativo per raggiungere i requisiti richiesti è durato circa diciotto mesi e per sua natura proseguirà con un andamento continuo. L’ultima tappa per ora sono stati due seminari, tenuti il 17 febbraio ed il 17 marzo, presso il centro sociale di Pontelagoscuro, organizzato da Irecoop, con il riconoscimento di crediti Ecm, a cui hanno partecipato anche Ruggero Villani di Confcooperative, la referente per la formazione del centro Filippini Melissa e tutti gli operatori, insieme ovviamente al presidente del Cda Michele D’Ascanio.