Il ritardo del linguaggio

Cos’è il Ritardo di Linguaggio?

Un “rallentamento” dello sviluppo linguistico del nostro bambino, che quindi prevede un linguaggio che attraversa le stesse fasi dei bambini con sviluppo tipico ma con tempi diversi. Nella letteratura, si definiscono parlatori tardivi i bambini di età compresa tra i 24 e i 36 mesi con un ritardo nel vocabolario espressivo, in assenza di deficit neurologici, sensoriali, cognitivi e di deprivazione ambientale.
A quest’età, infatti, la maggior parte dei bambini utilizza il linguaggio come strumento
privilegiato per comunicare e costruire conoscenze sul mondo. Ciò nonostante, esiste una grandissima variabilità linguistica tra i bambini.


Evoluzione?

Il ritardo di linguaggio è una condizione abbastanza frequente, che caratterizza il 10-19% dei bambini di 24 mesi. Spesso rappresenta una fase transitoria: il 50% dei parlatori tardivi infatti dimostra a 36 mesi di aver risolto il ritardo di linguaggio, recuperando il gap con i coetanei e normalizzando le competenze linguistiche. Solo nel 3% dei casi il problema permane, evolvendo in un vero e proprio Disturbo Specifico di Linguaggio. In alcuni di loro persisterà oltre i 6 anni traducendosi, con l’ingresso a scuola, in un Disturbo dell’Apprendimento della letto-scrittura.

Fattori di rischio per un’evoluzione negativa del ritardo di linguaggio?

Tra i fattori di rischio segnalati in letteratura si possono trovare:
• familiarità per problemi del linguaggio e dell’apprendimento
• sesso (netta prevalenza nei maschi)
• otiti ricorrenti nei primi anni di vita
• nascita pre-termine e basso peso alla nascita
• ritardo motorio

Quando allarmarsi?

Di seguito si riportano le principali tappe di sviluppo della comunicazione e del linguaggio dai 6 ai 24 mesi. Si elencano quelli che potremmo definire “campanelli d’allarme” quindi alcune abilità la cui assenza potrebbe costituire un indice di rallentamento nell’acquisizione di queste competenze.

Dai 6 mesi il bambino:

  • Produce consonanti come P/B/M
  • Utilizza vocalizzi per esprimere dispiacere, rabbia ed eccitazione
  • Imita alcuni movimenti ed espressioni facciali (es. sorridere e accigliarsi)

Quando allarmarsi:

  • Non si volta verso un suono o la voce
  • Non sorride spontaneamente

 

Dai 9 mesi il bambino:

  • Risponde ai suoni emettendo suoni o movimenti

Quando allarmarsi:

  • Non produce nessuna consonante  
  • Non ricambia vocalizzi o espressioni facciali

 

Dai 12 mesi il bambino:

  • Indica oggetti nelle vicinanze e mostra di condividere l’interesse
  • Pronuncia le prime parole (es. mamma, papà, acqua,…)

Quando allarmarsi:

  • Non risponde al proprio nome
  • Non imita i suoni
  • Non condivide l’attenzione (“Guarda, c’è…”)

 

Dai 18 mesi il bambino:

  • Usa abilità comunicativo complesse integrando gesti, vocalizzi e contatto oculare (es. guarda il genitore mentre prende la sua mano per portarlo verso un gioco desiderato)
  • Da avvio all’attenzione congiunta (es. Indica per mostrare agli altri una cosa interessante)

Quando allarmarsi:

  • Non guarda verso un oggetto che viene denominato
  • Non riesce ad usare nessuna parola
  • Mancanza di combinazione di parole e gesti

 

Dai 24 mesi il bambino:

  • Presta attenzione ad un libro
  • Inizia a combinare le prime parole (es. io palla, bimba bella)
  • Esplosione del vocabolario

Quando allarmarsi:

  • Molto meno del 50% di quello che dice è comprensibile
  • Assenza di combinatorie a 30 mesi

 

In presenza di questi campanelli d’allarme è bene tenere monitorato lo sviluppo comunicativo e linguistico del bambino.

In particolare, se il bimbo a 24 mesi non è in linea con i suoi coetanei, è consigliabile consultare uno specialista per avere informazioni sulle strategie di stimolazione del linguaggio da usare in ambiente domestico, svolgere eventuali approfondimenti con indagini specifiche o, se necessario, iniziare un trattamento riabilitativo.

 

Lucrezia Gaiba e Jessica Grigoli,

logopediste SCS Piccolo Principe Ferrara

I dati riportati nell’articolo sono stati tratti da:

  • Primo vocabolario del bambino, Caselli et al, 2015
  • Classificazione Diagnostica della Salute Mentale e dei Disturbi di Sviluppo nell’Infanzia, ed. italiana a cura di Maestro e Muratori, 2018